Facebook fa parte della vita quotidiana di milioni di persone, in Italia come nel resto del mondo. Milioni di persone che ogni giorno condividono pensieri, link, video e fotografie che ritraggono ogni utente alle prese con la vita di tutti i giorni. Grazie a Faccialibro anche i nonni hanno imparato ad usare il computer. Se prima servivano ore ed ore di preparazione (grazie a corsi professionali online o in aula), ora basta avere l’opportunità di aprire un profilo Facebook per far avvicinare ad una tastiera anche i più scettici. Le nuove generazioni (di cui io già non faccio più parte) nascono e crescono con computer e smartphone in mano, come piccoli super informatici che si nutrono di web e coca cola, pronti a rivoluzionare il mondo che gira intorno a loro.
Con figli così, potevano i genitori stare a guardare?
Certo che no. Ecco dunque che nasce anche la nuova generazione di genitori, che non sanno (più o meno) come comporre un’email ma conoscono alla perfezione le impostazioni di Facebook. Sanno cosa serve per iscriversi e come taggare un amico. Sanno come inserire una foto e sanno come aggiornare il proprio status. Genitori e figli insieme, che lottano davanti al computer per avere la mezz’ora quotidiana di dipendenza da Facebook. “Mamma, solo dieci minuti, poi studio!”. “Caro gira il sugo, che devo aggiornare il mio profilo”. “Tesoro, stirami quella camicia perché voglio fare una foto per il profilo aziendale”.
Cinque anni fa lo avreste mai detto?
Io no. Cinque anni fa mia madre aveva a malapena provato ad accendere un pc, con il risultato di dieci minuti di tentativi a vuoto. Oggi ha il suo profilo Facebook, ha ritrovato le sue vecchie amiche e passa intere serate a conversare con loro, come se fossero ad un normale telefono. Adulti e ragazzi, così diversi ma così bisognosi di socializzare, in un modo o nell’altro. Oggi anche i genitori chiedono agli amici di aggiungerli su Faccialibro, perché così “è più semplice sentirsi”. Ma se entrambi utilizzano Facebook per un intrinseco bisogno di socializzare, è vero anche che i primi (gli adulti) lo utilizzano per controllare meglio i secondi (i ragazzi), creando anche profili falsi per spiare messaggi e post dei propri figli. La voglia di controllare di un genitore è pari alla voglia di trasgredire di un figlio: più esistono situazioni proibite, più l’essere umano tenta di inserirsi al loro interno. E’ automatico, non c’è nulla che tenga. Se i ragazzi utilizzano i social network per organizzare feste, socializzare con i loro coetanei e trovare l’amore, i loro genitori li utilizzano per sapere dove sarà la festa e con chi, vedere le bacheche degli amici dei loro figli e provare a capire chi sia lo spasimante di turno. I giovani vivono una vita parallela online, gli adulti cerano invece di stabilizzare la loro vita reale tramite internet. Facebook come strumento di spionaggio famigliare. Si è discusso molto anche per l’aspetto privacy, in effetti: è giusto che un genitore spii i propri figli introducendosi all’interno della loro vita privata? Fino a che punto è permesso il controllo? Dove è il limite? Se da una parte consiglierei ai giovani un uso moderato dei social network, dall’altro sconsiglierei ai loro genitori di diventare guardoni nascosti nel buio dei loro pc: la fedeltà e la correttezza premiano sempre, non sarebbe quindi meglio modificare il rapporto genitori-figli, prima di invadere la loro vita e farseli nemici?
Fonte: www.fattorezero.it
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